mercoledì 28 marzo 2012

Qualcosa si muove: auto elettriche!

La vera rivoluzione della mobilità elettrica è partita in sordina ma avanza inesorabile sotto gli occhi di chi la vuole vedere. Dal basso, le biciclette elettriche stanno spopolando e stanno rubando mercato agli scooter mentre l'industria dell'auto finalmente si muove proponendo modelli ibridi oppure completamente elettrici.
Oggi nella buchetta della posta ho trovato l'invito alla presentazione a Ravenna della nuova city car elettrica della Renault, la Twizy, un'auto di concezione nuova che vanta soluzioni ed estetica non ordinarie
Quando pensiamo ad un'auto elettrica commettiamo l'errore è di immaginarla come un'auto normale, con lo stesso aspetto e le stesse prestazioni di un'auto ordinaria, ma con il motore elettrico, un po' come la Renault Fluence. E' l'errore che facevano i primi progettisti di auto nell'800 che non avendo chiaro come dovesse essere un'auto, prendevano ciò che gia esisteva, cioè le carrozze per cavalli, e vi applicavano il motore a scoppio. Alcuni proposero addirittura che il motore dovesse sostituire il cavalli anche nella posizione aggancianolo davanti alla carrozza. 
Poi il progresso (e l'abbondanza di petrolio) ci ha portato alle auto attuali.  Certo che le auto di oggi sono  diventati mostri ingombranti e pesanti, e senza andar a scomodare la categoria dei SUV o delle supercar, disponiamo di veicoli con molta piu potenza di quella che possiamo sfruttare. 
Penso che l'auto che conosciamo oggi, quella con il motore endotermico, sia destinata a sparire nel volgere di pochi anni perché ormai insostenibile - ed il prezzo della benzina è li a ricordarcelo - e che la mobilità individuale del futuro non potrà che essere elettrica, integrata dalla vecchia e cara bicicletta.  
Ma le nuove auto elettriche dovranno essere più piccole e leggere delle attuali, e andranno ripensate da zero per sfruttare appieno i tanti vantaggi che l'elettricità comporta. E non dimentichiamo che un'auto elettrica non inquina, non puzza, e non fa rumore. Scusate se è poco.

sabato 10 marzo 2012

Il Manifesto

Quasi 18 anni fa, durante un mio viaggio in Argentina, avevo notato  che i loro supermarket ed i grandi negozi facevano stampare dei volantini con la lista dei loro prodotti in offerta e poi li distribuivano direttamente nelle buchette dei cittadini; ovunque nelle città erano cassette delle lettere stracolme di pubblicità, volantini e offerte varie. Strano, vero? La cosa strana è che invece non ci ricordiamo che da noi ancora non si usava o almeno non così pesantemente come oggi.
E la cosa che mi sembrava piu strana è che lo facevano anche per prodotti non alimentari, come ferramenta ed elettronica.  
Da turista serioso avevo giudicato quella pratica come un sintomo  tipico delle economie arretrate alla stregua della passione per il calcio o per le lotterie.
Ma questo non vuole essere un post di Economia, anche se ce ne sarebbe tanta da dire, ma piuttosto una rielaborazione della classica domanda retorica del "ma dove andremo a finire".
Stamattina mi sono ritrovato nella buchetta della posta una serie di manifesti (non saprei come chiamare altrimenti quei 2 metri quadri x 82 grammi di carta coloratissima) con le offerte di un supermercato: dalle mozzarelle alle televisioni, dalle banane ai soggiorni in hotel in Tirolo o a Cesenatico (!).
Assommando questo caso ai vari cataloghi dei mobilifici (Ikea in testa) ed ai giornali di annunci immobiliari, e visto che ogni cosa ha un limite (un picco come va di moda dire oggi)  mi chiedo se questo limite lo abbiamo già raggiunto o dobbiamo aspettarci di trovare nella buchetta anche un bel volume rilegato in brossura con tutto il catalogo di OBI, viti comprese? E che ne direste delle offerte della settimana di LIDL stampate su lastre di alluminio?